CWK Joynes "LHR Twins"

Irish based label Rusted Rail come up trumps yet again with another superbly presented miniature 3 inch cd release from Cambridge based guitarist CWK Joynes. The mini album comes housed in a handmade card sleeve and is limited to only 94 hand numbered copies in total. The album features three lengthy avant folk instrumentals from Joynes, who has previously released material on the Bo'weavil label. The tracks feature all manner of plucked instruments including zither, prepared piano, cello and guitar. Beautiful folk tinged instrumentals with little hints of traditional middle eastern folk and the avant garde sounds of early John Fahey.
Road Records

Rusted Rail once again has sent us some of his greetings cards posing as musical implements, this one by CWK Joynes - "LHR Twins". The opener sounds like a Mandolin is being mauled (lovingly) by talented fingers whilst zither, piano, cello & musicbox are employed in varying degrees of audibility. It gets quicker to the point where you could possibly do a spindly Irish Jig to it. Amazing stuff! 'Lay You Down O My Brother' is of the Rose/Parr/Blackshaw/Cam Deas school, an hypnotic steel guitar mantra that never fails to thrill. There's some traditional aspect to it you should read about in the insert or press if yr interested! A plaintive acoustic finishes the set, reminding me of old Django R, an evergreen influence for sure. This Cambridge boy sure knows his way around the strings, long may his precious pinkies play on!
Norman Records

There are 3 instrumentals on here and the disc opens with a fascinating take on what sounds like an Appalachian folk tune played on zither, prepared piano, cello and music box. It's utterly charming. Next up is a long reworking of the spiritual "Lay You Down O My Brother" (used in part on ISB's "A Very Circular Song") which also draws in elements of Hildegard Von Bingen's "Columba Aspexit" - the mid-section of this develops into the kind of celestial elegance James Blackshaw's 12 string playing manages. Finally Joynes rounds the disc up with a melancholic meditation, on nylon strings.
Boa Melody Bar

Nelle abitazioni anglosassoni della fine secolo XIX era comune indicare come “parlour” il luogo di ricevimento e intrattenimento degli ospiti e in tali ambienti, per far musica, sia strumentale che di accompagnamento vocale, poiché non c’era bisogno di suoni molto potenti, si utilizzavano comunemente chitarre dalle dimensioni molto ridotte. E’ per questo motivo che, per indicare chitarre di questo tipo, utilizzate come strumento solista o per accompagnare la voce, si fa uso, da allora, del termine di Parlour Guitar. Ed è proprio facendo riferimento a tale tradizione che CWK Joynes ama dirsi un “contemporary parlour guitarist” quando gli si chiede di definire la propria musica.

Il chitarrista di Cambridge (già noto per alcune produzioni con il nome di C Joynes), in onore della nascita delle sue nipotine gemelle, regala alla piccola ma attivissima etichetta irlandese Rusted Rails, nell’elegante e ricercato formato 3’’, un Ep composto da tre lunghi brani strumentali. Con un esile richiamo al folklore dell’est europeo e un evidente legame con la tradizione dell’avant-folk di musicisti come il primo John Fahey e James Blackshaw, i venti minuti di questo lavoro fanno luce sul talento di Joynes, la cui musica riesce a essere personale e universale allo stesso tempo.

Il primo brano, “I Love You Hanny Fuji”, un reworking di un pezzo già precedentemente edito, parte come un traditional degli Appalachi, suonato con zither e chitarra, accompagnati dal violoncello, da un piano "preparato" e dalla costante e delicata presenza di un music box, per mutare e velocizzarsi, sino a evolvere quasi in una giga irlandese. Il secondo strumentale, “Lay You Down O My Brother”, che si avvicina alla scuola dei vari  Blackshaw, Charlie Parr o Cam Deas, è un ipnotico mantra, suonato sulla steel guitar e basato su uno spiritual tradizionale già utilizzato sia dai Grateful Dead che dalla Incredibile String Band in alcuni loro brani.

Ma il pezzo più interessante è forse proprio quello di chiusura, suggestivamente intitolato "The Autumn Leaves Of Red And Gold", un semplice e pensoso brano acustico, suonato su una chitarra con corde di nylon. E’ in  questo brano, meditativo e a tratti sentimentale, che viene fuori in maniera più evidente la personalità dell’artista che, pur sulla scia della oramai secolare tradizione e degli illustri predecessori, riesce a manifestare tutta la propria sensibilità e perizia musicale.
Ondarock